Dedico questa novella alle mie lettrici e a Valentina Camarda sia perché è il suo onomastico, sia perché ha dedicato tempo a revisionare il mio scritto.
Il nostro primo San Valentino
È da quando ho compiuto quattordici anni che sogno di trascorrere San Valentino insieme alla persona che per me è la più importante, è da allora che aspetto di festeggiare il giorno degli innamorati con il ragazzo che custodisce il mio cuore gelosamente, con colui che sarà per sempre al mio fianco, la mia anima gemella.
Negli anni trascorsi, il 14 febbraio è stato per me un giorno come gli altri, un po’ triste e amaro, ore interminabili a immergermi nella lettura di storie d’amore gotiche e tormentate, racconti di amore e morte, scritte dalla maestria del mio adorato Edgar Allan Poe. Di tanto in tanto, scrutando dalla finestra, scorgevo le coppie innamorate passeggiare per le strade di Edimburgo, miei coetanei e anche adulti. Si cingevano, le loro mani si univano e le loro labbra si sfioravano. Sorridevano, guardandosi con intesa e dolcezza. Avrei dovuto invidiarli, eppure il mio cuore non ci riusciva, poiché custodivo in me la certezza che prima o poi anch’io quel giorno l’avrei trascorso come loro.
Oggi, a diciassette anni, questo intimo e piccolo desiderio sta per avverarsi.
Ho appuntamento con lui alle diciotto, fuori all’entrata principale del Regent’s Park. Londra non è avvolta dal mantello di freddo e neve che si adagia su Edimburgo in questo periodo. Fasci di debole luce solare squarciano il cielo per riscaldare noi innamorati. Indosso il cappottino di lana e la sciarpa che ha realizzato la mia adorata tutrice ed esco nell’umido pomeriggio londinese. Se penso che tra poco incrocerò i suoi profondissimi occhi verdi e quel mezzo sorriso timido, potrei anche morire di gioia. Per strada affretto il passo, perché impaziente di rivederlo.
Dopo il risveglio dal coma, è stato un periodo un po’ altalenante tra noi. Ci siamo frequentati e poi allontanati durante l’estate, sono sorte delle incomprensioni che hanno rischiato di incrinare il rapporto, ma poi, quando sono ritornata a Londra, ci siamo riavvicinati. E abbiamo suggellato una promessa, cioè che non sarebbe più accaduto. Non possiamo perderci, noi due ci stavamo cercando da sempre, da prima che l’amore nascesse.
Più mi avvicino alla meta e più il mio cuore comincia a pulsare con veemenza e avverto quella sensazione di farfalle svolazzanti allo stomaco che è apparsa il giorno del risveglio, circa otto mesi fa. Lo avvisto immediatamente. E lui vede me.
Trascorrono secondi e forse minuti prima che ci avviciniamo per salutarci. Aspettiamo.Ci osserviamo da lontano, entrambi incantati. Indossa un parka con il cappuccio, le mani in tasca, i capelli spettinati dal vento, e un sorriso lieto sulle labbra. Arrossisco e sorrido. Un passo alla volta e siamo quasi vicini. I suoi occhi verdi lampeggiano nei miei, il suo fresco profumo mi frastorna. Nascondo il viso nella sciarpa per il leggero imbarazzo. Un solo passo e le punte dei nostri piedi si toccano.
«Buon pomeriggio, mia angelica creatura» mi dice con dolcezza unica. Afferra piano la mia mano e se la porta alle labbra, poggiandoci un delicato bacio.
Gli sorrido, sento le guance roventi. «Buon pomeriggio a te, mio poeta» rispondo.
Intreccia le sue dita alle mie e mi guarda con frenesia. «Sei pronta per trascorrere il tuo primo San Valentino?»
«Prontissima, e tu?»
«Prontissimo. Ti ho organizzato una bella sorpresa» annuncia stringendo più forte la presa.
«Sono curiosa, cos’è?» gli chiedo implorante.
Abbozza un sorriso e distoglie lo sguardo. «Non guardarmi così, potrei sciogliermi e svelarti tutto.»
Mi aggrappo al suo braccio e ci appoggio la guancia. «Dai, dai, dai, solo un piccolissimo indizio, ti prego» imploro intenerendo la voce.
Mi guarda con la coda dell’occhio, s’inclina e mi bacia i capelli. «No, Lily, sono incorruttibile.»
Faccio una smorfia imbronciata. «E va bene, sei perdonato.»
Sorride allegramente. «Ah, ma grazie. A proposito, non vedo il mio regalo.»
«Te lo darò dopo, è giusto un po’ pesante, non potevo portarlo.»
«Questa è una scusa, angioletto, confessa, non mi hai regalato niente» e mi tocca la punta del naso con l’indice.
«Stupidino, se non mi credi, torniamo indietro e te lo mostro» dico indispettita.
Un altro sorriso appare sulle sue labbra e io m’incanto a guardarlo. «Scherzo, ti credo eccome.»
Gli sorrido e lui non si trattiene, si abbassa sul mio viso e mi stampa un bacio sulle labbra, lasciandomi spaesata e senza fiato. Le sue labbra sono come un dolce veleno, ogni volta che le sfioro brucio, e non esiste antidoto per questa morte così bella.
«Sei incantevole» mi sussurra all’orecchio, il suo respiro odora di menta e i suoi occhi sono laghi verdi in cui la mia anima si rispecchia e disseta.
Abbasso lo sguardo, preda dell’imbarazzo, e mi lascio trasportare dai suoi passi. Prendiamo la linea Bakerloo della tube e scendiamo al di là del Tamigi. Dopo aver camminato per dieci minuti con il cuore in sussulto, mi accorgo che ci stiamo avvicinando al London Eye. La ruota panoramica sembra un anello di rubini, poiché è illuminata da luci rosse, gira lentamente spiccando nel buio della notte.
Matt stringe la presa della mia mano e mi conduce all’entrata.
«Perché saltiamo la fila?» gli chiedo a bassa voce.
Mi fa l’occhiolino. «Perché ho già preso i biglietti.»
L’uomo al botteghino controlla velocemente i nostri biglietti e, con fare gentile, ci comunica che la nostra capsula è pronta.
Matt si sposta improvvisamente alle mie spalle, coprendomi gli occhi con le mani.
«Oddio, Matt, cosa sta per succedere?» gli chiedo emozionata.
«Adesso vedrai. Fai un paio di passi più avanti, attenta allo scalino. Ecco, brava.»
«Posso vedere, adesso?» domando con un pizzico di euforia.
«Non ancora, principessa, pochi minuti e potrai farlo…»
Pian piano avverto un vuoto allo stomaco e capisco che la nostra capsula sta salendo in alto. Non sono mai stata su di una ruota panoramica e adesso mi fa un certo effetto.
Le mani di Matt sono tiepide e delicate sui miei occhi, il suo respiro caldo mi accarezza il viso quando s’inclina per dirmi «Adesso puoi guardare.»
Lentamente sposta le mani dal mio viso, sbatto le palpebre e cerco di mettere a fuoco cosa mi circonda. Il finestrone semicircolare della capsula offre la sensazionale vista di Londra. È una giostra di luci dorate e azzurre, lampeggiano, si spostano riflettendosi nelle scure acque del Tamigi. Sembra di assistere in diretta all’esplosione di una stella. Non ho mai visto niente di più emozionante.
«Matt, ma è…»
M’interrompe. «Aspetta, voltati piano e guarda il resto della sorpresa.»
Con il cuore che ormai è sul punto di scoppiare, faccio come mi ha detto. E mi commuovo vedendo che nella capsula ci siamo solo noi due, gruppi di palloncini a forma di cuore, rose rosse e un piccolo tavolo imbandito. Mi porto istintivamente le mani agli occhi per coprire le lacrime di commozione.
«Matt, tu… io… Oh, non so che dire…»
Il suo sorriso beato mi riempie il cuore e la gioia che provo in questo momento è così forte da potermi uccidere.
«Potresti dire che mi ami. Tu mi ami, Lily, vero?» domanda, apprensivo.
Annuisco, incapace di trattenere le lacrime. «Certo che ti amo» farfuglio nel pianto.
Continua a guardarmi, i suoi occhi diventano lucidi, le sue mani mi sollevano il viso e le nostre labbra si toccano. Prima piano e poi con più insistenza. Gli getto le braccia al collo, facendomi trasportare nel più bel bacio ricevuto e dato nella mia vita.
«Buon San Valentino, piccola mia» mormora sulle mie labbra.
Un sorriso di beatitudine mi lambisce il viso. «Buon San Valentino a te, mio unico amore.»
***
Lily e io abbiamo cenato sulla ruota panoramica, guardando Londra dall’alto, come se stessimo volando mano nella mano, un po’ come Trilly e Peter Pan.
Renderla felice è la cosa che da significato alle mie giornate. Amo Lily infinitamente, anche più di prima. Dopo la disavventura che ha spezzato le nostre vite, è stata dura per noi rincollare i pezzi. Avevamo dimenticato tutto! Ogni singolo attimo trascorso insieme era andato perso. Devo, come sempre, ringraziare Ted, quel geniaccio ha dato anima e corpo per me e Lily, è solo grazie a lui che siamo riusciti a ricordare. Non ci ha svelato tutto, ha detto che sapere quanto ci amavamo è abbastanza. Ha assolutamente ragione, non m’importa d’altro. Guardarla e sentirla reale davanti a me, ora, è un miracolo. Non permetterò mai più che qualcosa possa recarle dolore o tristezza, sarò il suo cavaliere e persino il suo scudo. Potrà contare su di me sempre.
Dopo la cena, tra baci al gusto di cioccolatini e abbracci interminabili, attraversiamo la città. Prima ci rechiamo alla pista di pattinaggio sul ghiaccio. Ci divertiamo come matti, cadiamo più volte e ci rialziamo, per poi ricadere. Il sorriso luminoso di Lily mette in moto il mio cuore, non smetterei mai e poi mai di stare ad ammirarla. Lily è come la luna, magnetica e opalescente, impossibile resistere al suo fascino.
«Faremo tardi, stasera» gli dico accarezzandole i capelli morbidi e profumati.
«Per me va bene, ho detto alla tutrice che avrei dormito da Eleanor, so che non mi ha creduto, e lei sa che le sono riconoscente.»
Un pensiero allettante si fa spazio nella mia testa, desidero di stare con lei da praticamente sempre. E Ted mi ha confessato che c’è già stata una situazione del genere, la notte del picnic al parco. Però adesso non so se lei vuole, forse sì, siccome ha detto alla tutrice di dormire fuori.
«B…bene e dove avresti intenzione di dormire?» gli domando, con il viso che brucia d’imbarazzo.
Abbassa lo sguardo e fa una smorfia deliziosa. «Da te?» sussurra.
«Da me? C’è mio padre e…»
I suoi occhi mi illuminano. «Se per te non va bene, posso tornare a dormire da me.»
COSA? Ma anche no. «No, Lily, ora risolvo subito!»
Telefono a mio padre e gli dico che l’incontro per alcolisti anonimi c’è anche stasera, non mi crede subito, però, non so come, capisce che mi serve casa. Sono i sensi di colpa che agiscono e dopo ciò che è successo sta facendo di tutto per farsi perdonare. Ce ne vorrà di tempo, non è facile per me dimenticare il male che mi ha fatto.
«Allora? Che cosa ha detto?»
«Tutto risolto, andrà a fare baldoria e dormirà fuori» mento. In realtà non so dove andrà a dormire, egoisticamente, non m’importa.
Mi guarda con un accenno di sorriso perché sa che le ho raccontato una piccola bugia. «Hai cacciato tuo padre di casa, Matt?»
Sfuggo al suo sguardo divertito. «Ma no, starà benone.» Le cingo i fianchi e la stringo a me, riempiendola di baci.
La mia piccola fata non sa che ho in serbo per lei un’altra sorpresa. Non le dico niente, lei mi segue con un sorrisetto vispo. Ha già capito.
«Non sono finite le sorprese, vero, amore?»
«Sei troppo perspicace, Lily.»
Si alza sulle punte e mi bacia. «Riesco a leggerti dentro, basta che ti guardo.»
«Allora prova a indovinare, dove stiamo andando?» gli chiedo sarcastico.
Arriccia il nasino. «La linea della metropolitana che stiamo prendendo va… vediamo… a Greenwich e lì c’è il famoso osservatorio.»
Fingo di essermi offeso. «Brava, hai rovinato la sorpresa.»
Fa un’espressione da cucciola. «Scusa.»
La stringo più forte a me e le stampo un bacio sulla fronte liscia. «Sto scherzando.»
Annuisce con un mezzo sorriso. «Lo so» mormora, affondando la faccia nel mio maglione.
Quando arriviamo all’osservatorio di Greenwich accelero il passo e mi trascino Lily, per entrare il prima possibile, data la folla accalcata fuori l’edificio. In un modo o nell’altro, riusciamo ad attraversare il gruppo di persone ed entriamo. Una volta raggiunto il piano del telescopio, un membro dello staff ci offre due bicchieri di champagne. Lily ne assaggia un po’, fa una smorfia buffissima che mi fa ridere.
Ci avviciniamo alla maestosa struttura, il telescopio vittoriano di diciotto tonnellate. Guardo io per primo, voglio individuare la stella che ho regalato a Lily, lei non lo sa ancora. Poi mi sposto e lascio guardare Lily.
«Oh mio Dio, che meraviglia, Matt» esclama, estasiata.
«Non dire bugie, i tuoi occhi brillano di più di quelle stelle» e le carezzo la schiena.
Mi guarda con dolcezza e mi afferra la mano.
Mi abbasso raggiungendo il suo viso. «Guarda quella stella a destra, quella più grande e luminosa. Sai come si chiama?»
«Polluce, no, forse è Capella.»
«Lily.»
Mi osserva attenta. «Ho capito bene?» domanda emozionata.
Annuisco.
Mi abbraccia impulsivamente, stringendo le sue esili braccia intorno ai miei fianchi, le accarezzo i capelli che, sinuosi, le scendono sulla schiena, ci baciamo intensamente e a lungo, mentre il tempo intorno a noi si ferma.
***
Matt è stato incredibile, ha organizzato un appuntamento perfetto e romanticissimo. Mi ha addirittura regalato una stella.
Amarlo non è mai abbastanza. Matt è una persona speciale, è l’unico che ho amato e l’unico che amerò sempre. E questa notte di febbraio, voglio donargli tutta me stessa, sono spaventata, sono emozionata, e sono innamorata.
Quando entro nella sua camera mi meraviglio di quanto sia ordinata e pulita. Il mio regalo troneggia sulla sua scrivania, l’ha portato Ted qualche ora fa.
Matt guarda il pacco con una smorfia interrogativa.
«Il tuo regalo» gli dico.
Sorride beato e prima di scartarlo mi da un bacio. «Non posso crederci! Una macchina da scrivere, Lily, non dovevi!» I suoi occhi verdi brillano di felicità.
«Certo che dovevo. Ora potrai scrivere un bel libro.»
«Sei fantastica, piccolo angelo.»
«Anche tu lo sei.»
“Questo è il momento” penso, “sono pronta, lo voglio.”
Mi siedo sul bordo del letto e lo guardo. Mi ricambia con uno sguardo smanioso e assetato. Viene a sedersi accanto a me.
Mi prende il viso tra le mani e mi bacia. «Resteremo per sempre insieme.»
Annuisco assorbendo il tepore della sua mano. «Siamo nati per amarci, perderci e ritrovarci.»
«Ma non ci perderemo più, abbiamo sconfitto la morte con la forza del nostro amore» sussurra a un soffio dalle mie labbra.
«Siamo indivisibili, siamo predestinati a un amore eterno» continuo.
Annuisce accarezzandomi la guancia. «E adesso rendiamo questo momento eterno.»